Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario
Primo Levi
Testimonianze per non dimenticare
Il R.D.L. n. 1779 del 15 novembre 1938 «Integrazione e coordinamento in unico testo delle norme già emanate per la difesa della razza nella Scuola italiana», portò a licenziamenti ed espulsioni da tutto il mondo della Scuola e dell’Università: furono licenziati un centinaio tra maestri e direttori di scuole elementari, 279 tra presidi e professori di scuola media e 96 professori universitari, 133 assistenti, più 200 liberi docenti; furono cacciati dalla scuola circa 2.500 bambini delle elementari, 4.000 adolescenti delle scuole del secondo ordine, 200 studenti universitari.
Uno degli aspetti più cruenti fu proprio quello di far sentire i bambini invisibili. Io fui obbligata a lasciare quel banco, le mie compagne. E furono pochissime, furono tre che si ricordarono di me per tutta la vita. Però la classe non era fatta solo di tre. Le altre non si accorsero che il banco era vuoto e molti anni dopo, a guerra finita, rivedendole ormai signorinette com’ero diventata anch’io, mi chiesero: «Ma tu, Segre, dove sei andata a finire che non ti abbiamo più visto?». Avrei dovuto rispondere: ad Auschwitz. Ma non lo feci…
Liliana Segre
Ricordo bene come si svolsero le cose: io ero in classe, il preside arrivò e mi fece uscire in un corridoio dove, davanti a mia madre, spiegò che era arrivata una lettera del Partito Nazionale Fascista e per questo io dovevo lasciare la scuola. Il concetto era che non potevo più stare a contatto con le altre bambine. Di colpo mi sentii come affetta da un morbo contagioso. Quando mi dissero che dovevo lasciare la scuola, credo di non essere neppure rientrata in classe. Mi vergognavo, se l’ho fatto è stato solo per riprendere i miei oggetti scolastici, non ho avuto il tempo di salutare nessuno
Giulia Spizzichino
Una mattina di ottobre salì in cattedra – la signora maestra – e ci fece un lungo discorso di cui compresi abbastanza poco: ci raccontò che esistevano razze diverse, alcune buone, altre meno; che l’Italia aveva conquistato l’impero, ma che forze oscure insidiavano il glorioso cammino del paese; che tra i nemici della patria ve ne erano alcuni in mezzo a noi, gli ebrei, che andavano isolati. Insistette due o tre volte sul concetto di nemici della patria, poi prese il registro chiamò il mio nome e disse: “Bassi esci dalla classe”. La bidella mi accompagnò in cortile, mi disse di aspettare la fine delle lezioni perché mi dovevano venire a prendere. Mi ritrovai nel grande cortile della Diaz solo e scoppiai a piangere…questo episodio segnò per me l’inizio delle leggi razziali
Roberto Bassi